giovedì 9 aprile 2009

Era mio padre - parte quattro

Varna, Granducato di Karameikos, 12 Yarthmont 979DI

-Cosa hai detto?-
Il giovane ragazzo lo guardava ancora con estrema calma. Il torace coperto dall'imbottitura da addestramento e la mazza di legno ancora in mano. Abbassò l'arma, abbandonando la posizione di guardia, e poi gli rispose.
-Ho detto che ho deciso di andare a Specularum e prendere i voti.-
Per Livius fu un ulteriore momento di stupore, pur se più breve del primo. Allora, aveva capito bene. Abbassò l'arma anche lui e dedicò al figlio uno sguardo di traverso.
-Prendere i voti? Ma cos'è questa storia?-
-Padre, è una faccenda seria. La luce mi ha scelto.-
-Ti ha scelto? E chi lo dice?-
-Me lo sento... è come se lo sapessi da sempre. Padre Varonius mi ha sempre detto che lo sguardo degli immortali è benevolo su di me.-
-Padre Varonius? Ed era sobrio, quando l'ha detto?- Disse con un certo tono di scherno.
-Non pensi che possa essere vero? Io... io... credevo che avresti capito.- La voce era velata di delusione.
-Martius... non è che non ti creda. Ma... il tuo posto è qua. Non vuoi diventare un cavaliere come me? Non vuoi gestire il possedimento?-
-Certo padre.- Rispose con non molta convinzione. -Ma io...-
-Cosa?-
-C'è quella carta nelle tue stanze. Ci sono posti di cui non so nulla. Io sono sempre stato solo qua.-
-Cos'ha Varna che non va?-
-Nulla, padre. Ma voglio vedere il mondo. Come hai fatto tu.-
-Va bene. Allora aspetta qualche anno ancora e vedrò di farti arruolare nell'esercito imperiale. Ho ancora qualche amico...-
-No, padre. Niente esercito. Io non sarò un guerriero. La luce ha in serbo un destino diverso per me.-
-Ma...-
-Sai che è così. Mi hai insegnato a difendermi, ma già adesso Massimo è più bravo di me nell'arte del combattimento.-
Il padre rivolse uno sguardo allo stesso tempo rassegnato e consapevole al figlio maggiore.
-Non riuscirò a farti cambiare idea, vero?-
-No, padre. Ma vorrei che tu approvassi.-
Si avvicinò al figlio e gli mise una mano sulla spalla. -E sia. Devi promettermi una cosa, però.-
Martius annuì leggermente col capo. Lo sguardo lasciava intuire l'apprensione per l'ignota clausola alla quale aveva appena tacitamente acconsentito.
-Vai. Prendi i voti. Segui la luce ovunque ti porti. Ma quando sarà il momento, tornerai qui. Ad occupare il posto che ora mio.-
Il ragazzo parve rimuginare su quanto appena sentito. -E quando sarà il momento?-
-Se non sarai in grado di capirlo da solo allora in questo seminario non ti avranno insegnato niente di buono.- Disse con un sorriso. -O no?- E gli scapiglio la testa con un gesto affettuoso. -Suppongo tua madre sappia già tutto.-
-Si.-
-Già... e ne sarà felicissima... Bene! Andiamo ad approfittarne. Per oggi basta allenamento.-

19 Flaurmont 987DI

-Cosa hai detto?-
Il giovane ragazzo lo guardava ancora con estrema calma. Il torace coperto dall'imbottitura da addestramento e la spada di legno ancora in mano. Abbassò l'arma, abbandonando la posizione di guardia, e poi gli rispose.
-Ho detto che ho deciso di andare a Specularum e diventare un cavaliere.-
Per Livius fu un ulteriore momento di stupore, pur se più breve del primo. Allora, aveva capito bene. Abbassò l'arma anche lui e dedicò al figlio uno sguardo di traverso.
-Diventare un cavaliere? Ma cos'è questa storia?-
-Padre, è una faccenda seria. La luce mi ha scelto.-
-Mi pare di aver già sentito queste parole...- Rimuginò ad alta voce -E poi che c'entra col cavalierato?-
-Non voglio diventare un semplice cavaliere, padre, ma un membro dell'ordine del Grifone.-
-Ora mi spiego tutto. Chi ti ha messo questa idea in testa? Tua madre? Padre Varonius? O quel saputello di tuo fratello durante una delle sue improvvisate?-
-Me lo sento... sono un valido combattente e voglio mettere la mia spada al servizio di qualcosa di più grande-
-Un valido combattente? Ma se stai ancora imparando!-
-Non pensi che possa essere vero? Io... io...- Poi si fece d'improvviso avanti e, con una certa facilità, disarmò il padre che pure s'era messo in guardia.
-Ehi! Così non vale!-
-Ti ho disarmato o no?-
-Si. Ma non ero con la mia arma preferita. Lo sai che preferisco al gladio alla spada lunga.-
-Ti posso disarmare anche con quella. L'ho già fatto.-
-Massimo... non è che non ti creda. Ma... avevo altri progetti per te. Lord Kelvin aveva acconsentito a prenderti come paggio. Faresti esperienza. Diventeresti cavaliere, e magari il Duca ti affiderebbe un possedimento tutto tuo.-
-Padre, il mio futuro era già deciso che fosse lontano da qui, e anche che avrei dovuto servire, prima di poter essere servito. Ti prego, lasciami almeno la possibilità di scegliere chi sarà il mio signore.-
Il padre rivolse uno sguardo allo stesso tempo rassegnato e consapevole al figlio minore.
-Non riuscirò a farti cambiare idea, vero?-
-No, padre. Ma vorrei che tu approvassi.-
Si avvicinò al figlio e gli mise una mano sulla spalla. -E sia. Devi promettermi una cosa, però.-
Massimo annuì leggermente col capo. Lo sguardo lasciava intuire l'apprensione per l'ignota clausola alla quale aveva appena tacitamente acconsentito.
-Vai. Diventa un cavaliere del sacro ordine del Grifone. Servi il tuo signore con onestà e dedizione. Ma quando verrà il momento, sarà tuo compito vegliare e proteggere la tua sorellina.-
Il ragazzo parve rimuginare su quanto appena sentito.
-E quando sarà il momento?-
-Speriamo mai. Ma a cosa ci servirà un paladino in famiglia se non sarà neanche in grado di correre in aiuto della sua bisognosa sorella?- Disse con un sorriso. -Giusto?- E gli scapiglio la testa con un gesto affettuoso. -Suppongo tua madre sappia già tutto.-
-Si.-
-Già... e ne sarà felicissima... Bene! Andiamo ad approfittarne. Per oggi basta allenamento.-

Soap Opera

Come? Abbiamo una sorella? Ma non eravamo due figli unici?
Simone Mannoni