mercoledì 23 novembre 2011

Il punto di Puzzetta, Il Re dei Giullari

Salve a tutti, sono Puzzetta il Re dei Giullari di Mystara e allieterò le vostre serate con una mia rivisitazione delle imprese dei nostri minchioni preferiti.

Il tema di oggi sarà l'investigazione.  Ed ecco a voi un sunto su quale sarebbe l'investigazione perfetta secondo i vostri eroi
 
FROLLO
E' stato ucciso un uomo... potrebbe essere stato un nostro nemico. Oppure un nosto amico. Oppure un amico che si finge nemico. Ma anche un nemico che si finge amico. Non tenderei ad escludere che possa essere qualcuno che non conosciamo. I fatti a nostra conoscenza non smentiscono l'ipotesi templare. Ne quella aliena. Tantomeno un faraone egizio. 
In ultima analisi potremmo esser stati noi stessi sotto l'effetto del controllo mentale di un faraone egizio templare di origine aliena nostro amico ma che si finge nemico. 

ALEKSIEV
E' stato il maggiordomo. 
Frollo, non potrai mai entrare nella guardia cittadina.

FLORIN
Osteria numero milleeeeee il mio cazzo fa scintilleeeeeeee.... 
Il ladro si chiama scintilla ergo abbiamo trovato il colpevole!

MASSIMO
La vera domanda non è chi ha ucciso....quanto... chi è il prossimo? 
 
MARTIUS
Ah Barò!... er momento è grave... no dico... nella misura in cui il prezzo delle ova ha toccato vertici da capogiro, fagocitando l'inflazione secondo la logica alienante del consumismo, a monte nascono tutta una serie de problemi gravissimi.... se te voi comprà un ovo oggi bisogna che prima te trovi un socio, così uno se magna er rosso e l'altro se beve la chiara... e il problema diventa de massa... e la massa che cos'è... la massa è na marea de gente... la massa sono tanti... il problema diventa sociale, dall'ovo se fa presto a arrivà alla guerra atomica! Ma tu te rendi conto ah Barò che pericolo de gniente... e quelli mica scherzano!!!

DWALIC
Omicidio. Prigione. Sbarre. La risposta è nel ferro!

martedì 22 novembre 2011

Una spada non è fatta per prendere polvere

Un colpo. Due colpi. Tre colpi. E continuare a colpire, finché non sembra averne abbastanza. E continuare ancora.
E l'acqua, di fonte o di pozzo non di mare. E il fuoco fino a farla tornare rosso. E ricominciare da capo.
Resa bianca nella fornace e gelata in acqua e olio, perché non possa spezzarsi. Sfreddata all'aria, perché si possa piegare. Tra l'incudine e il martello, per la robustezza e la forma.
Così nasce qualsiasi cosa. Una lama. Una pettorina. Un elmo. Persino le lamelle di una mazza d'arme ornamentale.
Chiunque lo fa. Solo i migliori lo sanno fare, alternando correttamente tra tempratura, rinvenimento e sbrozzatura.

Inspira profondamente e rumorosamente. Trattiene il fiato, mentre immerge nella vasca. Espira mentre l'estrae. L'osserva con i suoi piccoli occhi sepolti da strati di pelle e peli. «La tua anima è pronta...» soffia dolcemente lungo la scanalatura mentre l'inclina, la punta verso il guanto, quasi pronto a trattenerla dovesse scivolare dalle tenaglie. «...ora preparati a diventare una spada»
«Ancora a lavorare, Mastro Battiacciaio?»
Si gira di scatto, facendo scivolare la lama sul palmo aperto; «Messer Scudoalto...» inclina il capo accennando un piccolo inchino «...sto solo forgiando una spada; se stessi lavorando starei temprando i corpetti destinati alle guardie di palazzo» porgendo la lama all'ambasciatore come a mostrare il suo lavoro
«Chiamatemi Bolto» afferrando il debole con le dita quasi a tastarne le flessibilità, dicendo poi quasi tra sé e sé «Fresca di forgia, eppure già di fattura degna di un Mastro Fabbro quale voi siete - restituendola - ma non vi facevo tipo da andare in giro con una spada» accennando un sorriso dietro la folta barba.
«Ho forgiato una lama per ogni momento importante della mia vita - riponendo la spada sul bancone, per prepararla alla molatura - e non farò eccezione. Con questo ritmo, domani potrei passare alle incisioni e agli ornamenti»
«Una lama commemorativa quindi. E dopo che ne farete? L'appenderete sopra il vostro letto?» Messer Scudoalto si avvicina alla fiasca dell'olio per la mola.
«Una spada non è fatta per prendere polvere; la sua realizzazione è un'ode al Sommo Artigiano. Il suo utilizzo spetterà a qualcun altro - si mette seduto alla mola, attendendo l'oliatura per iniziare - la donerò a qualcuno sufficientemente colto da coglierne la grazia, ma non abbastanza da notarne le imperfezioni. Questa città mi sembra piena di candidati...»
I due nani si guardano e poi ridacchiano abbondantemente.

«Ma non credo che siate venuto fin quaggiù a vedere il mio lavoro, Messer Bolto...» interruppe la risata Mastro Dwalic diventando rapidamente serio, al momento di poggiare la lama sulla mola.
«Avete ragione, Mastro Dwalic - replica l'ambasciatore poggiando la fiasca dell'olio sul tavolino ed estraendo un foglio di carta dalla tasca - questa era appesa in giro per la città»
Mastro Dwalic si ferma, guardando prima l'ambasciatore poi la lettera. Si sfila il guanto e prende il foglio di carta.
Si sofferma a leggere per qualche secondo, smettendo di far girare la mola che lentamente rallenta la sua corsa. Respira profondamente. Alla fine, alza lo sguardo.
«Pensate che... dovrei...»
«Non dovete chiederlo a me, Mastro Dwalic - Messer Scudoalto comincia a camminare lentamente verso la porta d'ingresso - dovete chiederlo a voi stesso, in base a quello che mi avete raccontato»
Si sistema la maglia come a voler ritornare al contegno che si confà a un nano nella sua posizione; respira profondamente e conclude
«E ricordatevi: una spada non è fatta per prendere polvere...»

domenica 20 novembre 2011

Intermezzo - Uno sporco affare


Ci mise un po' a mettere a fuoco la realtà. Samuel Phasellus si raddrizzò al punto di stare seduto sul suo scarno giaciglio di paglia. Porto le mani al volto e si stropicciò gli occhi. Solo una pallida luce filtrava dagli stipiti della finestra. Il sole doveva essere tutt'altro che alto. Nel frattempo la porta continuava ad essere tempestata di colpi a ritmi irregolari. Si alzò emettendo un grugnito di rassegnazione e andò ad aprire.
-Alla buon ora! Stavo per chiamare i becchini!- L'apostrofò la solita dura smorfia del capitano Venation.
-Buongiorno anche te, capo.- Riuscì ad articolare con la bocca ancora impastata dal sonno. -Che succede?-
-Rogne. Vestiti.-

Fosse stato per lui non avrebbero preso la biga. La distanza non era eccessiva e si potevano tranquillamente risparmiare tutto il rumore, considerata anche l'ora. Tuttavia, Venation ne andava pazzo. Per lui era come un'estensione del proprio corpo. Samuel aveva provato a farlo desistere, ogni tanto, ma era stato inutile e alla fine si era fatto l'idea che per lui, quel mezzo e tutto il trambusto che poteva generare in una città come questa, erano una presentazione personale.
Il posto era un crocevia tra due strade principali del quartiere vecchio. "Strade principali", come aveva imparato ben presto, era un eufemismo per "vicoli più larghi" in quel quartiere, e queste non facevano differenza. Il cadavere stava riverso sul ciglio di una piccola fontana incastonata in uno degli angoli degli edifici sull'incrocio. L'acqua strabordante dalla vasca portava con se filamenti carmini di sangue per la strada. Accanto al cadavere, nella sua classica posa di ostentata spavalderia, stava il sergente Carolingus, stranamente in abiti civili.
-Per la miseria! Potevate almeno tirarlo fuori dalla fontana!- Fu la prima cosa che disse Venation scendendo dalla biga.
-L'avrei fatto, capo. Ma poi quello avrebbe fatto un casino.- Rispose Carolingus. Dove "quello" era inteso essere Samuel. Tra i due non correvano particolari simpatie.
-Bisogna evitare di modificare la scena del crimine per poter capire cosa è successo.- Aggiunse Samuel, giusto dietro il capitano.
-E' un'altra di quelle cose da frocetti che facevi a La Soglia?- Chiese Venation senza distogliere lo sguardo dal corpo.
-Sì.-
-Beh, siamo in tre. Ce lo ricordiamo.- Disse il capitano assestando un singolo calcione al cadavere e facendolo ruzzolare a faccia in sù sul terreno. Carolingus fece un balzo indietro per evitarlo ma allo stesso tempo sembrava divertito dalla svolta impressa dal proprio superiore. Samuel alzò gli occhi al cielo. In qualche modo, se lo aspettava. Concluse che era meglio lasciar perdere e andare al sodo.
-Chi l'ha trovato?- Chiese.
-Io e Kris. Rientravamo dalla taverna. Il caporale Skeltoron abita qua dietro.- Gli disse Carolingus.
-Rientravate a quest'ora?- Fece Samuel interdetto.
-Che c'è di strano?- Disse con noncuranza. -Una tranquilla serata in taverna. Un paio di pinte, qualche stuzzichino. Stavamo al Lupo Bianco, qua dietro. Capo, c'era quella Iolanda che cantava. Ragazza di classe. Gli vorrei imparare io un paio di canzoni...-
-Insegnare.- Lo corresse Samuel.
-See, quello. Comunque da lei mi farei capire.- Ribattè sardonico Carolingus.
-Siamo tutti contenti che ti ricordi ancora come si fa, Ray, ma stammi sul dannato pezzo.- Tagliò corto il capitano. -Kris, dov'è?-
-In quel vicolo laggiù. Non si può dire che abbia una resistenza nanesca alla birra...-
Nel frattempo Samuel si era chinato sul cadavere. Si cercò addosso per qualcosa che potesse usare per scostare le vesti del corpo senza lasciare tracce. "Che sto facendo?" pensò sconsolato, e quindi prese a frugarlo con le mani.
-Hei...- A qualche metro da loro apparve il caporale Skeltoron, anche lui in borghese. Avanzava lentamente, una mano sullo stomaco ed una vicina alla bocca. Il colorito verdognolo della sua faccia valeva più di mille parole sul suo stato attuale.
-Tutto a posto, amico?- Gli chiese Carolingus
-Deve avermi fatto male la zuppa di pollo.-
-Capo, guarda qui.- Samuel allungò una mano verso Venation. Teneva un tassello di legno.
-Cos'è quello?- Chiese il caporale Skeltoron. Sul tassello era incisa una corona a quattro punte.
-Che mi prenda Thanatos! Non pensavo ne avrei mai visto uno.- Esclamò Venation.
-Sembra simile a quello che aveva la vittima al cantiere Grandepiatto.- Disse Samuel.
-E' peggio. Quel pezzo di legno significa che questo povero sfigato è uno dei fottuti principi dei dannati ladri.-
Dall'altra parte della strada due persiane si aprirono con un distinto cigolio spinta da una vecchia.
-Forse, se siamo fortunati, la signora ha visto qualcosa...- Disse Samuel rialzandosi.
La vecchia sembrò per un momento colta di sorpresa alla vista delle loro divise, poi si adirò in volto e urlò tra i suoi pochi denti in uno stentato thyatiano.
-Bastardi! Tornati per finire lavoro, eh? Io no paura di voi!-
-Oh, vecchia megera! Hai le traveggole? Siamo guardie.- Non perse l'occasione di rimbrottarla subito Venation.
-So' chi siete. Bastardi! Visto voi uccidere ragazzo!- Si aprì lo spiraglio di una porta più giù, nel mentre, da cui un'altra donna osservava la scena.
-Che blateri, strega! Era già così quando siamo arrivati!- Altre persiane si aprirono. Samuel sentì su di sè parecchi occhi, i quali probabilmente erano lì da molto prima che la vecchia cominciasse la sua scenata.
-Cani thyatiani! Vi abbiamo visto, a voi guardie, prendere in cinque quel povero ragazzo e massacrarlo di botte.- Disse una voce maschile di indefinibile provenienza.
-Perchè non vieni qui a dirmele di persona, cuor di leone? Magari ti faccio sputare i denti che mancano alla strega qua davanti.-
-Capo, non mi piace come si stanno mettendo le cose. Forse è il caso di andarsene.- Suggerì Samuel mettendogli una mano sulla spalla. Venation stava per rispondere qualcosa quando venne mancato da qualcosa ad un palmo dal suo orecchio. Un pomodoro maturo si spiaccicò più avanti. Dall'altro lato della strada si vedevano raggrupparsi dei ragazzi con le mani piene di ortaggi.
-Questa giustizia di Duca! Uccidere gente solo perchè rubato a ricco?- Rincarò un'altra voce, seguita da altre esclamazioni in traladarano. L'atmosfera si stava palpabilmente scaldando.
-Capo, Phasellus ha ragione. Magari torniamo con rinforzi.- Disse quasi implorando il caporale Skeltoron.
-Che c'è, Kris? Hai paura che ti faccia male pure la verdura?- Lo canzonò con asprezza il capitano.
-Non hanno solo la verdura...- Disse Samuel indicando la vecchia della finestra di fronte che era improvvisamente riapparsa brandendo un secchio di legno abbastanza capiente.
-Merda!- Comprese il capitano, e corsero tutti verso la biga. L'idea della vecchia sembrò attecchire spontaneamente, poichè cominciariono a volare escrementi al loro indirizzo da più parti. Si accalcarono meglio che poterono sulla biga, troppo stretta per quattro persone, e Venation spronò i cavalli con una tale violenza che, sempre sotto l'irregolare pioggia di liquami dalle finestre, partirono con uno strappo, malgrado gli animali non si aspettassero il peso in eccesso. Un gruppo di cittadini furiosi stavano disponendosi davanti a loro per bloccargli la fuga, ma l'inerzia in eccesso del veicolo fu provvidenziale. Sfrecciarono in mezzo a loro, lasciandosi alle spalle.

-Questa storia puzza.- Disse Samuel cercando di riprendere il filo del discorso sulla biga in corsa, ora che erano distanti e il pericolo sembrava scampato.
-Lo credo. Hanno smerdato la mia biga.- Rispose Venation, rosso in volto e redini in mano.
-No, capo. Non quadra nulla. Erano convinti che lo avessimo ucciso noi o qualcuno di noi.-
-Ci sono un sacco di figli di puttana nella guardia Phorsis. Non sono tutti ligi come me.-
Samuel non potè fare a meno di innarcare un sopracciglio. -E sono anche stupidi? Perchè uccidere un principe dei ladri? L'avessero arrestato li avrebbero come minimo promossi.-
-L'oro fa fare molte strane cose.-
-Ma non ti obbliga a farle davanti a tutti. L'hanno ucciso in maniera plateale in un punto visibilissimo quando c'era un vicolo isolato a poca distanza.-
Il capitano Venation guardava fisso davanti a sè.
-Capo, mi stai ascoltando?-
-Hanno. Smerdato. La mia. Biga.-

giovedì 17 novembre 2011

In comunione con gli Dei.


Padre Martius sospiro' di nuovo.

Si era trovato in quella stessa situazione milioni di volte, e del resto era qualcosa che capiva perfettamente. I lunghi anni passati in preghiera, in meditazione, in comunione profonda con gli Dei non avevano cancellato la memoria di come erano stati la sua mente ed il suo cuore prima di essere illuminati dalla Divina Grazia. Sapeva che alcune cose, anche se semplici, non erano di facile comprensione per chi non sapeva e non sentiva.

"No, Barone, non ho detto questo."

"Padre, allora mi ripeta le parole esatte..."

Eccoci al punto, di nuovo ed ancora.

Come fare a spiegare la comunione con il divino, come tradurre in parole quella semplice sensazione, chiara come il sole eppure effimera come la luce, che rappresenta l'intima conoscenza della verità, che seppure palese sfugge ad ogni tentativo di essere inquadrata concettualmente? La sensazione e' qualcosa di forte, ma vaga allo stesso tempo.

Era chiaro al sacerdote che qualcosa non quadrava. Da quando il Mastro Nano era entrato nel suo studio aveva iniziato a sentire quel solletico al cuore, e quella sensazione che la sua esistenza stesse nuovamente per passare vicino alle strade degli Dei era tornata a farsi viva e forte. Ed ora, quel furto. Piccolo, certo, ma questo non l'avrebbe mai detto al mezzuomo... Piccolo, eppure evidentemente legato agli eventi che iniziavano a dipanarsi di fronte a lui.

La domanda era forte: questo Re dei Ladri, questo Scintilla... Che parte aveva lui sulla scacchiera della partita? Era un pezzo avversario? Un alleato? A volte le prime impressioni possono ingannare, e Martius sapeva bene che persino Asterius ha spesso simpatia dei ladri: anche se i libri del suo credo evitavano il discorso con attenzione, aveva viaggiato e visto abbastanza per capire che le vie degli Dei sono imperscrutabili, e che gli eventi a cui una strada conduce sono molto oltre la linea dell'orizzonte degli eventi visibile ad un mortale per essere compresi con la mente... Ma il cuore di colui che e' ben guidato e si affida corpo e anima, sente quello che deve sentire. E lui, ora, sentiva che in quel ladro c'era qualcosa che gli stava sfuggendo.

Ed era per questo che aveva scelto di dedicare un momento alla comunione con gli Dei, per lasciare che la Bianca Luce illuminasse la sua mente ed il suo cuore, e gli facesse... sentire dove il giusto aveva deciso di risiedere, quale strada sarebbe stata quella conveniente per assecondare il volere degli Dei a lui cari. E la Luce venne.

Tuttavia, la Luce e' solo consapevolezza di una vaga direzione. La Luce illumina la strada di chi vi si affida, ma non compie i passi per lui. La Fede viene sempre messa a dura prova in ogni azione, in ogni momento, ed e' con la Fede che il cammino indicato si apre pian piano. E la Luce aveva illuminato diversamente da come si aspettava quella figura ammantata di oscuri interrogativi che era stata, fino a quel momento, il Re dei Ladri. E la Luce aveva… chiesto aiuto, a modo suo. 

Ma come esattamente, e per cosa di preciso… Non era certo questo il livello degli interrogativi che questa consapevolezza dipanava. E non era questa l'utilità per l'uomo di fede che deve compiere i suoi passi con il cuore forte. La luce indica il cammino, per permettere al vero fedele di camminare e rafforzarsi lungo la strada. Il cammino stesso e' lo scopo, non la meta finale e a volte nemmeno il suo raggiungimento.

Eccoci dunque al punto, di nuovo ed ancora... Quali sono dunque le parole esatte che loro si aspettano di udire?

"Barone, e' solo la mia interpretazione, ed intendo dire che..."

mercoledì 16 novembre 2011

La sfida di Scintilla

Miei cari concittadini, ne è passata sicuramente di acqua sul fiume Volaga dall'ultima volta che avete sentito parlare, ovviamente in termini entusiastici, delle imprese mie e della mia corte.
Che debbo dirvi? Anche l'uomo che ha fatto dell'azione audace e perigliosa suo diletto, ha bisogno di riposo. Inoltre, gestire i miei sudditi non è mica poca cosa. Essere un sovrano equo, che riequilibri le ingiustizie di quel caso crudele capace di nascondersi dalla provvidenza degli immortali, è compito che richiede massima attenzione. Poco ci vorrebbe ad amministrare la mia corte con grezza e inelegante mano pesante, badando solo al vile denaro, senza sentimento, senza arte. Ma sarebbe troppo facile, e per nulla nobile.
Tuttavia, gente di tal fatta, si è divertita a dire in giro che mi sia rammollito, che oramai io aneli solo la tranquillità delle coltri, pasciuto del mio passato di gloria.
Oh, come si sbagliano costoro!
Oggi, per chi di voi ancora non lo sapesse, il vostro Re ha alleggerito un noto barone mezzuomo del suo preferito arnese da battaglia (la sua spada, o voi persone maliziose). Il mio personalissimo modo di raccogliere il guanto di sfida.
Quale sfida? E' presto detto. Sappiamo tutti qualche storia riguardo il nostro caro eccentrico principe e la sua particolare guardia d'accompagnamento; ebbene, io, Scintilla, il Re dei Ladri, ruberò le armi personali di ognuno di loro. Ho cominciato oggi con il ricco barone Grandepiatto, al quale seguiranno il sacerdote, il cavaliere, fino a lui, il principe in persona. E per zittire subito quelle malelingue che già insinueranno l'idea di aver colpito il barone in modo subdolo, e ci può anche stare, e da comune ladro, questo giammai, annuncio sin da ora che il prossimo bersaglio sarà proprio lui, il principe Aleksiev Karameikos. Dirò di più: allo scoccare della mezzanotte del prossimo giorno, la spada del principe sarà nelle mie mani.

Gioite, miei concittadini, lo spettacolo sta per cominciare!

martedì 15 novembre 2011

La profezia del Nano

E il fabbro dalla barba d'oro cercherà la luce
Che di giovane splendore si specchia nella baia
Facendosi casa per il sacro artigiano che conduce
Troverà i suoi pari per la gran battaglia

Perchè ciò che non è concluso torna
E si traveste per diventar tiranno
Nella notte del gran demone di corna
Solo con il sesto cinque resisteranno