martedì 22 novembre 2011

Una spada non è fatta per prendere polvere

Un colpo. Due colpi. Tre colpi. E continuare a colpire, finché non sembra averne abbastanza. E continuare ancora.
E l'acqua, di fonte o di pozzo non di mare. E il fuoco fino a farla tornare rosso. E ricominciare da capo.
Resa bianca nella fornace e gelata in acqua e olio, perché non possa spezzarsi. Sfreddata all'aria, perché si possa piegare. Tra l'incudine e il martello, per la robustezza e la forma.
Così nasce qualsiasi cosa. Una lama. Una pettorina. Un elmo. Persino le lamelle di una mazza d'arme ornamentale.
Chiunque lo fa. Solo i migliori lo sanno fare, alternando correttamente tra tempratura, rinvenimento e sbrozzatura.

Inspira profondamente e rumorosamente. Trattiene il fiato, mentre immerge nella vasca. Espira mentre l'estrae. L'osserva con i suoi piccoli occhi sepolti da strati di pelle e peli. «La tua anima è pronta...» soffia dolcemente lungo la scanalatura mentre l'inclina, la punta verso il guanto, quasi pronto a trattenerla dovesse scivolare dalle tenaglie. «...ora preparati a diventare una spada»
«Ancora a lavorare, Mastro Battiacciaio?»
Si gira di scatto, facendo scivolare la lama sul palmo aperto; «Messer Scudoalto...» inclina il capo accennando un piccolo inchino «...sto solo forgiando una spada; se stessi lavorando starei temprando i corpetti destinati alle guardie di palazzo» porgendo la lama all'ambasciatore come a mostrare il suo lavoro
«Chiamatemi Bolto» afferrando il debole con le dita quasi a tastarne le flessibilità, dicendo poi quasi tra sé e sé «Fresca di forgia, eppure già di fattura degna di un Mastro Fabbro quale voi siete - restituendola - ma non vi facevo tipo da andare in giro con una spada» accennando un sorriso dietro la folta barba.
«Ho forgiato una lama per ogni momento importante della mia vita - riponendo la spada sul bancone, per prepararla alla molatura - e non farò eccezione. Con questo ritmo, domani potrei passare alle incisioni e agli ornamenti»
«Una lama commemorativa quindi. E dopo che ne farete? L'appenderete sopra il vostro letto?» Messer Scudoalto si avvicina alla fiasca dell'olio per la mola.
«Una spada non è fatta per prendere polvere; la sua realizzazione è un'ode al Sommo Artigiano. Il suo utilizzo spetterà a qualcun altro - si mette seduto alla mola, attendendo l'oliatura per iniziare - la donerò a qualcuno sufficientemente colto da coglierne la grazia, ma non abbastanza da notarne le imperfezioni. Questa città mi sembra piena di candidati...»
I due nani si guardano e poi ridacchiano abbondantemente.

«Ma non credo che siate venuto fin quaggiù a vedere il mio lavoro, Messer Bolto...» interruppe la risata Mastro Dwalic diventando rapidamente serio, al momento di poggiare la lama sulla mola.
«Avete ragione, Mastro Dwalic - replica l'ambasciatore poggiando la fiasca dell'olio sul tavolino ed estraendo un foglio di carta dalla tasca - questa era appesa in giro per la città»
Mastro Dwalic si ferma, guardando prima l'ambasciatore poi la lettera. Si sfila il guanto e prende il foglio di carta.
Si sofferma a leggere per qualche secondo, smettendo di far girare la mola che lentamente rallenta la sua corsa. Respira profondamente. Alla fine, alza lo sguardo.
«Pensate che... dovrei...»
«Non dovete chiederlo a me, Mastro Dwalic - Messer Scudoalto comincia a camminare lentamente verso la porta d'ingresso - dovete chiederlo a voi stesso, in base a quello che mi avete raccontato»
Si sistema la maglia come a voler ritornare al contegno che si confà a un nano nella sua posizione; respira profondamente e conclude
«E ricordatevi: una spada non è fatta per prendere polvere...»

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