domenica 9 ottobre 2011

Prologo - parte uno

Molto Prima
Julius Faberia si era sempre considerato un uomo di stile. Benché di umili natali, aveva presto imparato ad apprezzare la cura nei dettagli, e oggi non faceva eccezione: tunica di morbidissima lana dei Durrankin, porpora, perché la stagione lo impone; lettino ricoperto di cuscini di seta di Ochalea, imbottiti delle migliori piume d'oca ed impreziositi da ricami dorati; vino elfico d'importazione e ciliege albensi, porte con molta grazia da una giovane hattiana dai capelli dorati; leggera brezza, cortesia delle due ragazze delle isole di perla - molti optano per un piccolo elementale dell'aria, ma non è neanche lontanamente la stessa cosa.
Su questo pensiero concluse di masticare voluttuosamente la ciliegia che aveva in bocca e la sputò in avanti, non senza una certa soddisfazione. Il nocciolo volò senza difficoltà oltre il bordo della piattaforma fluttuante perdendosi nella calca spaventosa una decina di metri più in basso. Migliaia di persone affollavano il lungo avvallamento, rimestandosi continuamente in un turbinio di umanità, alla ricerca del punto migliore da cui osservare lo spiazzo centrale, dove per il momento, solitario, in un vuoto dal diametro di un'arena, stazionava una figura nobilmente togata in blu, che sembrava non curarsi del trambusto intorno.
Julius si concesse un breve sorso da una coppa e si guardò intorno. Più o meno alla stessa altitudine della sua piattaforma si libravano, punteggiando tutta l'area, altre persone. Tappeti magici, scope volanti, piattaforme come la sua, poche per fortuna, normali incantesimi del volo e addirittura bestie volanti di vario genere. Chi poteva, aveva trovato il modo per evitare la massa sottostante. Gli alpathiani, ovviamente, erano tutti lì, ad attendere il loro campione.
In quel preciso momento, con uno schiocco penetrante, il campione apparve uscendo da una frattura luminosa alcuni metri di fronte alla figura togata, anche se sarebbe più corretto dire che caracollò fuori. Dopo qualche passo in avanti per assecondare il moto, il campione si fermò e sembro ritrovare l'equilibrio agitando un po' le braccia davanti a sè. La folla reagì prima con un silenzio allungato, coincidente all'ingresso magico, per poi prodursi in una nugolo di fischi misti a risate. Julius fece un cenno alla bionda ragazza. -Smeraldi.- Poi ci ripensò, il verde avrebbe falsato i colori dello spettacolo, perciò rimandò indietro la scatolina che gli era stata portata. Nel frattempo il campione alphatiano si stava passando le mani sulla tunica per pulirla, poi si raddrizzò, lasciando trapelare una vaga aura di minaccia che attenuò quasi completamente i fischi, ed infine fissò il proprio avversario. Il togato si produsse in una specie di riverenza. Lasciava la prima mossa all'alphatiano. Passò qualche istante di tensione montante. Julius si accomodò meglio, il mento tra le mani raccolte, tutta l'attenzione ai due sfidanti. L'alphatiano spostò lievemente verso l'esterno la gamba sinistra, intonando le prime parole dell'incantesimo, la mano sinistra roteva su su sè stessa intrecciando ghirigori arcani mentre il braccio destro venne alzato per poi essere subito riabbassato. Sabbia e polvere sotto i suoi piedi cominciarono a girare circolarmente per effetto del movimento dell'aria. Quando il braccio scese, la perturbazione dell'aria compressa dalla magia era ormai visibile, e puntava diretta verso il togato. Quest'ultimo era già pronto. Con gesti e parole apparantemente semplici evocò una parete di energia viola traslucente su cui il getto d'aria s'infranse, lasciandolo illeso. Il togato poi fece qualche passo indietro, allontandosi dalla sua creazione e mantenendo il contatto visivo col suo avversario. L'alphatiano, per tutta risposta, scaricò contro la parete un fulmine indirizzandolo con le proprie mani. L'attacco produsse un rumore metallico sfrigolante e una fontana di scintille verdognole, a contatto con la parete. La folla, per quanto problematico fosse, fece un passo indietro in tutte le direzioni. L'uomo togato sembrò rilassarsi, fece un respiro, giunse le braccia dall'alto verso il basso, profferendo alcune parole. Il mago alphatiano sembrò non accorgersi del rumore di terra e roccia che si frantumavano e ricomponevano dietro di lui. Solo all'ultimo, percependo le urla anomale del pubblico alle sue spalle, si girò, vedendo la grossa forma umanoide rocciosa che era sorta. L'elementale calò entrambi i suoi enormi pugni su di lui, quasi franandogli contro e per, un attimo, non si vide altro che roccia e polvere. La vallata trattenne il respiro, ma ci volle poco perchè si potesse vedere l'alphatiano a terra, graffiato e impolverato, dove evidentemente si era gettato per evitare di essere colpito. L'elementale affondò ancora i pugni, e questa volta il mago sfuggì involandosi sopra di lui.
-Che cosa teatrale...- Disse con leggero biasimo una voce che colse Julius parzialmente di sorpresa, ma che conosceva.
-Conosci un modo migliore di un duello per decidere chi sia il praticante più potente?- Rispose senza distogliere lo sguardo dallo scontro.
-Certamente. Tuttavia mi riferivo a questo tuo baraccone di pedana volante.-
-Oh, perfavore!- Replicò mentre mangiava un piccolo grappolo di ciliegie. -E' solo il minimo per distinguermi dalla vulgata. Vino?-
-Ti ringrazio, ma preferirei sbrigare subito i nostri affari.-
-Come vuoi. Ute?- disse verso la bionda hattiana. -Il pacco della signora. E' sotto il lettino.-
-Julius! E' proprio sotto di te e devi farti servire?- Disse contrariata.
-Servire, servi. Credevo che il concetto fosse quello. Piuttosto...- Dalla vallata arrivò un boato. Il togato aveva bloccato il volo dell'alphatiano con la proiezione di una mano gigante. -...che razza d'incantesimo hai usato per apparire così silenziosamente?- E nel concludere la frase si voltò finalmente verso la sua interlocutrice: una donna dai capelli grigi, il volto segnato dall'età, e due profondi occhi di colore violaceo.
-Roba di mia creazione. E questo ti basti.-
-Non è il primo trucchetto che ti vedo tirar fuori.- Prese l'involto lungo poco più di un braccio che gli passò la ragazza. -Mi chiedo perchè una praticante con le tue abilità abbia bisogno di me per lavoretti come questi.- Fischi accompagnavano una serie di contromagie con cui l'alphatiano si liberava di vari incantesimi che lo bloccavano.
-Ognuno ha le sue specialità. E poi tu sei uno dei migliori. Di sempre.-
Julius rise. -Troppo buona.-
-Informata.- Disse con un cenno del capo e un sorriso. -Hai avuto problemi?-
-Non è il tipo di lavoro che in genere mi viene commissionato. Poi, quella pietra... sembrava che mi guardasse.- Gli passo l'involto. -Cosa c'è dentro?-
-Non guardi più il duello?- Rispose, mentre prendeva l'oggetto.
Fece un soffio di sufficienza. -Sono qui tanto per dire che c'ero. E' un giorno importante. Ma l'esito è scontato: Trenzantenbium vince sicuro.-
-Lo credo bene. L'incontro è truccato.- Disse lei con spontaneità.
-Oh, questo è tipico di chi sa di perdere. Un cliente è un cliente, ma la tua gente oggi smette di comandare. Via! Si va per conto nostro.- Replicò piccato. Poi, per paura di aver esagerato, aggiunse. -Niente di personale.-
Rise divertita, come se stesse discutendo con un bambino. -Fidati. E' drogato di Zzonga.-
Julius tornò a guardare l'incontro. L'alphatiano stava immobile, tutta la sua attenzione dedicata a controllare il fulmine globulare che danzava letale per il campo di battaglia, mentre il togato, Trenzantenbium, si era già diviso in una mezza dozzina d'immagini. "No, non poteva essere... però effettivamente quell'arrivo così goffo... e quasi sempre in ritardo in tutte le fasi del combattimento..."
-Mettiamo che sia così, come fai a saperlo?- Gli chiese continuando a fissare i due duellanti.
-Ho studiato.- Rispose lei, ancora più divertita.
Julius si girò per ribattere qualcosa, ma accanto a lui non c'era più nessuno.

1 commento:

Ulrim ha detto...

chissà perchè ma st'antefatto nun me piace manco pe niente